Ricordo un’atmosfera magica, di un altro mondo, forse era davvero il Paradiso; ricordo che il mio cellulare ha smesso di funzionare e anche la videocamera è impazzita; ricordo l’energia potente di quel luogo.
Ricordo degli uomini vestiti da donna, in maniera eccentrica e vistosa, con pellicce leopardate e foulard sgargianti. E i tacchi…sulla neve! Ricordo tante belle persone gioiose e commosse.
Ricordo che ci hanno offerto della frittata di pasta sul sagrato del santuario e ci hanno raccontato una storia.
Dicevano che storicamente a Montevergine sorgeva un tempio dedicato alla dea Cibele, la Grande Madre Idea, creatrice e distruttrice allo stesso tempo, protettrice della natura, degli animali e dei luoghi selvatici. Le era stato dedicato un tempio proprio a Montevergine perché quello era un luogo selvaggio e remoto, dove si ritiravano gli eremiti ad osservarne il culto e a renderle omaggio. Nell’estasi della preghiera, gli eremiti arrivavano persino ad evirarsi e ad offrire in dono alla dea il loro organo riproduttivo.
In seguito il tempio di Cibele fu trasformato in un santuario e la leggenda cristiana racconta che la Madonna di Montevergine salvò una coppia di ragazzi legati al ghiaccio in montagna in quanto gay e condannati dalla popolazione a morte certa per ipotermia. La Madonna fece passare tra le nuvole un raggio di sole che sciolse il ghiaccio e liberò i ragazzi, dando così la Sua benedizione a quella unione che gli uomini avevano giudicato sbagliata.
Da qui nasce il culto moderno di Mamma Schiavona, Madonna dei Femminielli, protettrice di tutta la comunità LGBTI+, che accoglie tutti i suoi devoti, di qualsiasi orientamento sessuale, di qualsiasi età, etnia, statura, diversità che ognuno di noi crede di avere rispetto agli altri. Per Mamma Schiavona siamo tutti uguali, tutti suoi figli, siamo andati tutti lassù per pregare, cantare, ballare, stare insieme.
La Candelora a Montevergine è una festa inclusiva, dove la temperatura esterna sottozero è ampiamente compensata dal calore umano.
Ecco perché ci piace raccontare di questo tempio di integrazione e di parità.
Grazie Mamma Schiavona!